Ciao a tutti, sebbene sia già maggio, ho iniziato anche io il 2021 stilando una lista di libri da leggere e curiosamente ricalca molto la reading challenge di Vale, perciò contribuisco al blog del Book Club con la recensione del libro di poesia “milk and honey” scritto da Rupi Kaur. Questo volume, scritto dall’autrice a 21 anni, viene pubblicato per la prima volta nel 2014 e attualmente è stampato in Italia nella collana tre60, marchio TEA, tradotto da Alessandro Storti.
Partiamo dal tema e dalla struttura del volume: Rupi Kaur raccoglie testi e disegni originali dedicati ad amore, perdita, trauma, violenza, guarigione e femminilità, divisi in quattro sezioni intitolate in maniera eloquente “il ferire”, “l’amare”, “lo spezzare” e “il guarire”.
Ho iniziato la lettura a gennaio, ma dato lo stile e le tematiche l’ho letto in maniera saltuaria, per poter lasciare in qualche modo decantare le poesie. Kaur scrive in totale assenza di metrica, ai più ricorderà Ungaretti; solo al termine della lettura, scrivendo questa recensione, mi sono accorta che nel volume non compare neppure una lettera maiuscola e i segni di punteggiatura sono rarissimi: una precisa scelta stilistica che crea per il lettore una esperienza visuale facilmente fruibile e non disturbante, al tempo stesso un omaggio all’alfabeto Gurmukhi che rappresenta tutte le lettere uguali e riflette una visione del mondo specifica. Ogni pagina del volume contiene un messaggio o un appello al lettore, anche quelle facciate che solitamente rappresentano uno stacco grafico inserite dall’editore prima di informazioni tecniche come data e luogo di stampa.
I temi trattati non sono dei più facili da “digerire” – sessualità, violenza carnale, relazioni tossiche, la natura del corpo, e lo stile è stato oggetto di critiche, tuttavia personalmente ho sempre creduto nel valore della singola parola e ciascun brano di questo volume conduce attraverso il dolore e la guarigione, in differenti modi. Uno dei messaggi universali che ho colto nelle poesie di Kaur è l’importanza di “acquisire/ latte e miele quanto basta/ ad aiutare chi ho intorno/ ad avere successo” con cui sembra indicare che nonostante le tragedie personali quotidiane, che sono in realtà universali e trascendenti il tempo, si possa trovare della dolcezza e del ben-essere insieme agli altri.
Non posso dire che questo libro mi sia piaciuto e che lo consiglierei, tuttavia la sua lettura ha acquisito valore nella comprensione e nella condivisione dell’amarezza della vita, nella nuova consapevolezza della speranza e nel lanciare ancora nuovi quesiti rispetto all’influenza che la cultura impone sul vissuto: Kaur, cittadina canadese di origine indiana, allude a tratti alla cultura nativa, ma non fa mai chiarezza sul valore aggiunto di essa.
Leggetelo sapendo che nessuna risposta vi sarà data e nessun problema vi sarà tolto, ma che avrete condiviso con tanti un viaggio attraverso l’umana esperienza.