Perché non finire un libro

Il terzo diritto imprescrittibile del lettore secondo Pennac è proprio quello di non finire un libro.

libri non finiti
Una delle mie pile di libri non finiti

Sono giunta abbastanza presto alla conclusione che ci sono tanti libri da leggere e non abbastanza tempo per leggerli tutti, quindi se un libro non mi ispira, non vale proprio la pena di soffrirci sopra. Uno dei primi libri che ricordo di aver abbandonato è stato La coscienza di Zeno al liceo, devo dire che non me ne sono mai pentita.

Ci sono vari motivi per abbandonare un libro, il primo ovviamente se è troppo pesante e non ci da nessuna emozione. A meno che non sia un libro di scuola (e anche lì con riserva, vedi sopra), non vedo proprio perché dovrei costringermi a finirlo. Un esempio di questo è Il cardellino, non mi ha detto proprio niente e non sono sicura di essere arrivata nemmeno a metà.

Poi ci sono libri che ci piacciono ma non riusciamo ad andare avanti in nessun modo. Per me è stato La storia infinita. Purtroppo ho tentato di leggerlo dopo aver visto il film e non sono proprio riuscita a finirlo, perché continuavo a pensare alle immagini già viste. [E invece alla fine ce l’ho fatta! A fine 2021 durante la Reading Challenge sono riuscita a finirlo. ]

Ci sono poi i libri che non arrivano al momento giusto. Per esempio il mese scorso ho provato a iniziare Il martello dell’Eden, ma, per quanto mi piaccia Ken Follett, non sono proprio dell’umore per leggere un thriller in questo periodo, la violenza mi impressiona parecchio.

C’è poi il libro per cui stupisco tutti per il fatto che non mi piaccia: Il Signore degli Anelli. Mi spiace, ma 20 pagine di descrizioni delle colline dei Tumulilande per me sono troppe, eliminerei Tom Bombadill anche subito e, nonostante abbia tentato di saltare pagine su pagine, alla fine i film sono molto belli e mi salvano da una lettura per me troppo impegnativa. Se vogliamo salvare Tolkien, sappiate che Lo hobbit mi è piaciuto molto e l’ho pure riletto un paio di volte.

Ci sono poi quei libri in cui, secondo me, l’autore è molto convinto di quello che dice… e io invece per nulla. Esempi: Pensa e arrichisci te stesso, recensito qui qualche mese fa; alcuni libri di Paulo Coelho (Aleph e Il vincitore è solo), quando invece altri libri dello stesso autore mi sono piaciuti (Brida).

Questo è per dare un’idea che non c’è niente di male a non finire un libro, sicuramente ce n’è uno migliore che ci aspetta.

[post originale di Aprile 2021 – segue aggiornamento di settembre 2024]

Rimango sempre molto convinta di quanto detto sopra, vorrei solo elencare qualche libro che ho abbandonato recentemente.

Figlie del mare – Mary Lynn Bracht: la scrittura è davvero molto coinvolgente, l’argomento toccante (le donne di conforto coreane nella Seconda Guerra Mondiale), ma anche questo per me era veramente troppo intenso come argomento.

Se qualcuno ha uno stomaco più forte del mio tutto sommato lo consiglio, è scritto davvero molto bene. I capitoli alternati tra le due sorelle e i due piani temporali sono ben gestiti. Almeno fino a metà, poi ho dovuto abbandonarlo. Sono troppo impressionabile.

Quest’anno ho anche abbandonato un libro sulla pratica del diario, devo dire più che altro perché non ci capivo davvero niente. E ho in sospeso il libro di Imai Messina, Il Giappone a colori, perché lo continuerei volentieri ma il tempo del prestito in biblioteca finiva e non è un libro da leggere di fretta. Andrebbe letto un po’ alla volta come Tokyo tutto l’anno.

Direi non male come bilancio di libri abbandonati.

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