The Hot Zone - Richard Preston - Il blog del Bassano book club

Un libro non molto utile sull’ebola delle scimmie e un focolaio nel 1989 vicino a Washington D.C.

Il libro sembra iniziare in maniera molto interessante raccontando uno dei primi casi di Ebola diagnosticati nell’uomo con passaggio da uomo a uomo. Vengono descritte tutta una serie di teorie su come il paziente zero potrebbe aver contratto il virus.

Si passa poi ad una descrizione dei filovirus, di cui fanno parte vari ceppi di Ebola che per la maggior parte sono virus che infettano le scimmie.

Arrivata a questo punto del libro mi ero anche fatta prendere dalla lettura, era tutto raccontato in modo molto romanzato e per mantenere la lettura avvincente l’autore inizia a questo punto a entrare nei dettagli delle persone coinvolte nei vari casi che descrive.

Ma mi sono posta una domanda: dove sono le fonti bibliografiche di tutta questa ricerca? Risposta: non ci sono. Mi sta anche bene che non si citino fonti quando si cerca di romanzare il più possibile la vita di qualcuno, un po’ meno per tutta la parte scientifica (o presunta tale).

A questo punto ho letto il resto del libro con molto scetticismo e devo dire che infatti la parte sul focolaio in un allevamento di scimmie in Virginia non mi ha preso per niente. Questa parte mi pare sia stata tirata un po’ troppo per le lunghe e alla fin fine si perde molto del pathos iniziale.

Mi immagino che l’autore in The Hot Zone abbia voluto fare più un romanzo che un saggio, ma lo stesso rimango perplessa dalla mancanza di fonti. Il libro ha comunque avuto molto successo nel corso degli anni, è pure stato “riscoperto” nel 2020 con la pandemia di coronavirus. D’altra parte anche nel 2020 citare le fonti per qualsiasi informazione si tirasse fuori era totalmente opzionale quindi capisco perché sia piaciuto.